Botte tra 'rossi' e 'neri', tutti a giudizio a gennaio

TERAMO – Se la vedranno tutti al processo, tranne uno, che ha scelto di patteggiare per un’accusa minore: sono i 22 indagati nell’inchiesta sugli scontri tra i cosiddetti "rossi" e "neri", una serie di episodi violenti verificatisi tra giovani di opposte fazioni politiche, tra il 2009 e il 2010, dall’originaria aggressione e coltellate nei pressi della discoteca Heaven del dicembre di tre anni fa. Ventuno di loro compariranno dinanzi ai giudici del tribunale di Teramo il 10 gennaio 2013, come deciso oggi dal gip Giovanni de Rensis, per rispondere di una associazione a delinquere finalizzata a una serie di reati tra i quali la devastazione, la rissa, le lesioni personali, il porto illegale di armi. Il giudice ha accolto la richiesta del pubblico ministero di acquisire una serie di intercettazioni telefoniche e ha nominato un perito che dovrà rimettere il suo lavoro entro due mesi. Uno dei giovani stamattina ha deciso di patteggiare un anno di reclusione per un reato legato alla rissa in discoteca del Natale 2009. Fu quell’episodio a scatenare una sorta di faida politica: tre giovani di sinistra furono accoltellati, dopo essere stati aggrediti da coetanei di opposta fazione. Da quel giorno il contatto fisico è stato cercato in più occasioni e trovato, come ad esempio nel luglio 2010, sul lungomare di Tortoreto Lido, tra gli chalet Maristella e Lato sud, alla presenza di numerosi cittadini e turisti. Quattro gli episodi principali contestati ai componenti delle due fazioni, riconducibili da un lato al gruppo degli skinhead-neofascista o ”Disperato amore”, dall’altro ad Azione antifascista Teramo e ”Teramo Zezza”: tra questi l’assalto al bar Borromei di via Carducci, dove si riuniscono i giovani di destra, con tanto di cestini dei rifiuti, coltelli e tombini usati come armi per offendere. Proprio questo clima acerrimo di contrapposizione ha determinato una grande attenzione delle forze dell’ordine, tesa ad evitare il ripetersi di tali episodi di violenza. Come stamattina, quando il tribunale di Teramo è stato presidiato da un ingente numero di poliziotti e carabinieri, nel timore che l’eventuale presenza contemporanea dei 22 in contrapposizione potesse creare problemi all’ordine pubblico. Ma di loro soltanto quattro erano presenti e tutto è filato liscio.